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Come già nella sua prima pubblicazione in versi, Maria Teresa Sanza mostra spiccata predilezione per questa antica e fulminante forma poetica, nata in Giappone nel XVII secolo, capace di rappresentare in modo tanto scabro quanto elegante ed essenziale la natura, la vita e i sentimenti umani. Qui l'autrice sfida il paradosso: "chiude" gli haiku in cassaforte e allo stesso tempo li consegna alla pagina scritta e alla condivisione con i lettori. Condensando nell'usuale schema metrico rapide visioni dell'infinitamente piccolo o dell'infinitamente grande, del lontano e del prossimo, fuori e dentro di sé.